Siamo tra quanti hanno partecipato alle primarie per scegliere il candidato premier del centrosinistra, abbiamo partecipato come professionisti del Servizio Sanitario che in buona parte hanno una lunga storia di attività politica alle spalle, senza però essere mai vissuti di politica, senza averla mai considerata un lavoro.
Ci siamo divisi nel voto tra i due sfidanti finali, ma eravamo uniti nel considerare quelle primarie una prima risposta della sinistra alla richiesta di cambiamento della politica che cresceva da anni, con il calo dei votanti alle elezioni, il Movimento 5 stelle, la stessa polemica di Renzi sulla rottamazione.
Oggi molti sembrano non ricordare che le polemiche su costi e comportamenti della classe politica ci sono da anni e le imprese di Lusi, Belsito e Batman le hanno semplicemente rinvigorite.
Proprio al tempo di Fiorito e Maruccio sembrava chiaro che il problema non erano solo i ladri, ma la costruzione di un sistema, di cui la sinistra era stata connivente, privo di regole, che assorbiva troppi soldi dai contribuenti e permetteva ai consiglieri di spendere, più o meno correttamente, ma sempre al di fuori da ogni controllo.
In quei giorni vennero lanciate accuse, forse anche eccessive, ai consiglieri della sinistra per non aver impedito e denunciato quello scempio, ma oggi con l'avvicinarsi delle elezione sembra che si voglia chiudere il libro delle buone intenzioni sulla correttezza e pulizia della politica e, magari riempiendo programmi e manifesti della parola trasparenza, ci si butta nella bassa cucina della preparazione delle liste, dando spazio soprattutto alla voracità di familiari e collaboratori, detentori di pacchetti di voti e ras locali.
Quei consiglieri che si riteneva a ottobre di non poter ricandidare alla Regione, oggi fanno carriera e si candidano alla Camera o al Senato, senza escludere neppure chi, come membro del consiglio di presidenza del Lazio ha avuto le maggiori responsabilità per la costruzione di quel sistema di sprechi e ruberie che offende ogni persona onesta.
E non saranno certo le Primarie, peraltro convocate frettolosamente per l'imminenza delle elezioni, a sbarrar loro la strada. Saranno proprio questi ad essere probabilmente i candidati alle elezioni perché i nostri soldi dati ai consiglieri per mantenere i "rapporti con gli elettori" servono spesso proprio a creare una rete di favori e clientele che garantirà i voti necessari. Forse conviene ricordare un dato: ad essere finiti in carcere nel Lazio sono stati i consiglieri del PDL che hanno ottenuto più preferenze al Comune di Roma ed alla Regione!
Dalle Primarie veniva la richiesta di un ricambio serio e non una sorta di "progressione automatica di carriera" che porta dal Comune alla Regione e da questa al Parlamento. Che cambia in questo modo? Forse peggiorerà solo l'esperienza e la qualità degli eletti.
Si chiedevano nuovi criteri di selezione della classe dirigente, basati sul rapporto tra politica e competenze, per portare nelle istituzioni le conoscenze e le professionalità di chi è impegnato nel mondo del lavoro e contribuire a ricostruire anche in questo modo il filo spezzato tra classe politica e cittadini elettori. Troppo spesso infatti i curriculum dei nostri candidati iniziano con la frase "Sin da giovane si è interessato di politica…." e da quel punto in poi non c'è mai cenno ad una attività lavorativa.
Inoltre i politici amano parlare di "premiare il merito": è giusto che le persone siano valutate sul lavoro per cosa fanno e come lo fanno, ma perché questo non vale per chi fa politica?
Il fatto che vengano candidati in massa dirigenti della federazione, membri dei gruppi comunali e regionali, significa che qualcuno ha valutato il loro agire dando una valutazione positiva? Dove è avvenuto tutto questo? Quando e con quali criteri?
Ancora una volta la politica sembra voler scegliere se stessa con assoluta autoreferenzialità, chiedendo una partecipazione solo fittizia ed anzi chiedendo una ennesima delega in bianco non sostanziata da percorsi di scelta chiari, onesti e condivisi.
Oggi invece sarebbe servito un partito forte, capace di decidere in che misura andava rinnovata la propria rappresentanza istituzionale, di valutare che parte dovesse venire dalla "carriera politica", di definire le caratteristiche, personali e di curriculum, di quelli chiamati ad innovare profondamente i contenuti ed il modo di essere di una forza politica non elitaria del nuovo millennio. Certo i tempi erano stretti e lo sono adesso ancora di più, ma chi ha detto che in politica non si possa fare bene e presto?
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